Amazon, cyber-bullismo a danno sia dei consumatori, sia dei fornitori. Great Italian Food Trade si rivolge ancora all’Antitrust per il ripristino della legalità nei servizi di compravendita dei prodotti alimentari tramite ecommerce da parte del colosso americano.
Amazon, informazioni occultate
Great Italian Food Trade ha già segnalato all’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato (Antitrust) numerosi casi di informazioni occultate.
L’indagine condotta su 250 prodotti, pari a circa il 20% di quelli esposti in vendita da Amazon, ha evidenziato la sistematica carenza delle basilari notizie prescritte dal Food Information Regulation. (1) Ulteriori verifiche hanno dimostrato l’inidoneità del servizio Amazon Pantry a informare i consumatori sulle caratteristiche essenziali degli alimenti in vendita.
Gravi illeciti – che in alcuni casi integrano il delitto di frode in commercio – sono emersi in una successiva analisi di prodotti venduti sul portale ecommerce in questione. Ma l’Autorità Garante non ha a tutt’oggi offerto riscontri di sorta. (2)
L’illegalità persiste, in spregio ai diritti dei consumatori e in particolare di quelli più vulnerabili, come i consumatori allergici e quelli celiaci. Amazon continua a vendere prodotti alimentari senza fornire le notizie obbligatorie di base. Dalla lista ingredienti agli ingredienti allergenici, denominazione dell’alimento e tabella nutrizionale, informazioni occultate.
Amazon, pratiche commerciali sleali
Le procedure adottate da Amazon – che il nostro sito di informazione indipendente ha raccolto e condiviso con l’Antitrust – rivelano l’inidoneità intrinseca del sistema a garantire ai consumatori le informazioni loro riconosciute dal regolamento UE 1169/11. Non solo.
Le relazioni commerciali con i fornitori si basano su contratti, imposti dal colosso di Cupertino (California, USA), che violano platealmente i principi di correttezza, proporzionalità e reciproca corrispettività delle prestazioni invece stabiliti dal nostro ordinamento.
Clausole contrattuali illegittime vengono subite obtorto collo dai fornitori di Amazon, che abusa della sua posizione dominante di mercato per scaricare a monte i rischi inerenti alla propria attività imprenditoriale sui fornitori. Alterando così la concorrenza e il mercato che l’omonima Autorità dovrebbe garantire in Italia.
Abusi e predomini sono di fronte agli occhi di consumatori accecati dall’illusione del risparmio a ogni costo. Al costo sociale dello sfruttamento dei lavoratori e dell’evasione dei tributi concessa in Lussemburgo dall’ora presidente della Commissione europea.
Amazon, basta col cyber-bullismo!
L’ecommerce è destinato a crescere, anche nel vecchio continente, grazie ai nativi digitali. I fatidici Millennials, che proprio quest’anno iniziano a compiere la maggiore età, hanno più dimestichezza con lo smartphone che con il carrello della spesa.
I diritti però non si svendono con una carta prepagata né con un conto PayPal. E anzi a maggior ragione – in questa economia sempre più ‘liquida’, preconizzata da Zygmunt Bauman – è indispensabile vigilare sulla ferrea applicazione delle regole.
Le responsabilità degli operatori di ecommerce sono già definite con chiarezza, nel settore alimentare come in altri. Ed è ora che tutti, a partire dal numero 1, vi si adeguino senza ulteriore ritardo. Basta col cyber-bullismo!
Dario Dongo e Giulia Torre
Note
(1) V. reg. UE 1169/11, articolo 24
(2) Restiamo tra l’altro in attesa di notizie, dalla stessa Autorità, in merito alla segnalazione di cinque casi di Milk Sounding. Il primo dei quali, relativo alla falsa dichiarazione ‘80% latte’ sulle caramelle Galatine, ha già frattanto subito la censura dello IAP (Istituto per l’Autodisciplina Pubblicitaria). Si veda https://www.greatitalianfoodtrade.it/consum-attori/galatine-80-latte-falso