Grani antichi e mulini a pietra in Sicilia

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Grani antichi e mulini a pietra, la tradizione secolare si rinnova in Sicilia, nota un tempo come ‘il granaio d’Europa’. Grazie all’impegno e le sinergie tra l’Università di Catania e l’Associazione Simenza, che raggruppa agricoltori e trasformatori virtuosi.

I grani antichi in Italia

Per ‘grani antichi’ si intendono quelle varietà di frumento con origine storica e identità distinta, non soggette a evoluzioni genetiche tramite incroci bensì adattate localmente, grazie ai sistemi agricoli tradizionali. (1)

A partire dai primi del ‘900 queste popolazioni dinamiche locali, frutto del lavoro di selezione da parte degli agricoltori, hanno ceduto il passo a varietà soggette a miglioramenti genetici. Con l’obiettivo di aumentare le rese, in un periodo storico di gravi carenze di frumento, allora più che mai indispensabile per sfamare le popolazioni. (2) 

I miglioramenti genetici hanno valorizzato al contempo gli input ausiliari, fertilizzanti e fitofarmaci di sintesi soprattutto. All’apprezzabile e straordinario incremento produttivo si sono perciò associati, quali ‘risvolti della medaglia’, la riduzione della biodiversità e l’aggravamento dell’impronta ecologica delle produzioni. Di lì in avanti.

In Italia nel 1927 si registravano 291 varietà di frumento, 98 delle quali erano ampiamente coltivate. Poco più di quarant’anni dopo ne erano già scomparse 250, vale a dire l’86%.

Grani antichi, la riscoperta 

Negli ultimi anni si è assistito a un rinnovato interesse per diverse varietà locali di frumento duro e tenero note come ‘grani antichi’, diffusamente coltivati fino al primo quarto del secolo scorso (quando le varietà migliorate geneticamente attraverso selezioni e incroci presero il sopravvento).

La riscoperta dei grani antichi è accompagnata da un intenso dibattito sulle loro qualità nutrizionali e salutistiche in seno alla comunità agricola e a quella scientifica. Con ampia eco presso l’opinione pubblica e i consumAttori, sempre più attenti alla qualità e salubrità degli alimenti. Oltreché all’integrità delle filiere e al loro radicamento sui territori.

La domanda è aumentata in misura così significativa da stimolare in pochi anni un incremento esponenziale delle superfici coltivate. Secondo una stima del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università di Catania, solo in Sicilia le superfici coltivate a grani antichi sono quintuplicate negli ultimi 4 anni. Fino a raggiungere i  6.000 ettari circa, vale a dire il 2% della superficie totale seminata a frumento nella Magna Grecia.

Grani antichi, il rinascimento siciliano

In Sicilia – grazie al lavoro delle Università, degli enti di ricerca e di agricoltori ‘custodi’ – è stato conservato e recuperato il germoplasma di una cinquantina di popolazioni di frumento, duro e tenero, che rappresentano parte del patrimonio della biodiversità cerealicola disponibile fino alla metà del secolo scorso. 

Questi genotipi, pur avendo rese inferiori rispetto ai ‘grani moderni’, presentano alcune pregevoli caratteristiche di rusticità, resistenza alle avversità (biotiche e abiotiche) e qualità nutrizionale e organolettica della granella. Sono così state registrate circa 20 varietà, un primo passo essenziale per garantire la tracciabilità della filiera ‘dai semi alla tavola’.

Il rinascimento siciliano è uno degli obiettivi dell’Associazione Simenza, costituita nel 2016 per tutelare e valorizzare i prodotti della biodiversità locale di interesse agrario. Simenza aggrega la gran parte dei produttori e trasformatori di grani antichi siciliani e fornisce loro l’assistenza agronomica e tecnico-scientifica, oltreché la rappresentanza utile a esprimere valori condivisi.

La prospettiva è quella di garantire l’integrità di una filiera che può recuperare valore aggiunto grazie alla trasformazione della materia prima. La molitura nei mulini a pietra, la produzione di pasta, farine e sfarinati di alta qualità a km0 quali argini alla desertificazione sociale delle aree interne della grande isola.

Paolo Caruso e Dario Dongo

Note

(1) I semi dei grani antichi devono essere mantenuti in purezza dagli agricoltori custodi, i quali li hanno registrati nella sezione delle specie da conservazione del registro nazionale della biodiversità. Il loro mantenimento in purezza viene controllato dal CREA

(2) È celebre l’opera di Nazareno Strampelli, uno dei pionieri del miglioramento genetico delle piante erbacee, che attraverso tecniche di breeding ha sviluppato circa 150 varietà. Si veda http://www.icar.beniculturali.it/biblio/pdf/strampelli/Strampelli_rivoluzione_verde.pdf

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Biologist, expert in molecular genetics.

Veterinary Director of the Provincial Health Authority of Agrigento and member of the scientific committee 'Eurocarni', he is the author and co-author of hundreds of scientific and non-scientific articles in national and international journals.