Fertilizzanti azotati e urea, crisi nera in Europa

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fertilizzanti azotati

La decuplicazione dei costi di gas naturale ed energia – come prevedibile e previsto, anche su questo sito, già all’inizio dello scellerato conflitto ucraino (1,2) – sta provocando la chiusura delle industrie che in Europa producono fertilizzanti azotati e urea.

Gas alle stelle, industria al baratro

Il prezzo del gas sul mercato europeo di riferimento (TTF, Amsterdam) è aumentato del 1000% in un anno (3,4). Così si spiegano gli extra-profitti dei colossi energetici che – nel proseguire gli acquisti di metano ai costi storici, grazie ad accordi di fornitura a lungo termine – applicano ai loro clienti i listini delle vendite spot. I quali sono dopati dalla riduzione dell’offerta dell’ecologico ed economico gas russo.

L’industria europea e quella italiana per mezzo secolo hanno prosperato ed esportato le proprie merci proprio grazie alla generosa offerta di metano dell’Unione Sovietica. La quale sacrificò 10 milioni di vite, oggi più che mai giova ricordare, per salvare l’Europa dal nazismo. Ma la ridda di sanzioni applicate alla Russia dai vertici politici UE ha incrinato la storica alleanza.

prezzo gas fertilizzanti

La crisi industriale ed economica in atto nel Vecchio continente è la logica conseguenza di quanto sopra e lo scenario prospettato dagli analisti è nero quanto il battaglione Azov, con l’inflazione al 10% e i presidenti di Francia e Belgio che preannunciano un decennio di lacrime. L’industria dell’ammoniaca è tra le prime vittime, poiché l’energia esprime il 90% dei suoi costi variabili di produzione.

Fertilizzanti azotati e urea. Blackout europeo

L’industria europea dei fertilizzanti è in piena crisi perché il mercato europeo del gas è in crisi. I prezzi record del gas naturale, che rappresentano dell’industria, rendono impossibile ai produttori europei competere. Di conseguenza, oltre il 70% della capacità produttiva europea è stata ridotta. Se la situazione dovesse persistere, temiamo che anche gli altri produttori potrebbero essere colpiti (…)

L’abbandono della dipendenza dalle forniture di energia e materie prime russe non può essere ottenuto chiudendo impianti e spostando posti di lavoro fuori dall’Europa. È necessaria una correzione urgente delle attuali politiche del gas per affrontare questa gravissima crisi.

L’Europa ha bisogno di una forte industria nazionale dei fertilizzanti per continuare a produrre cibo e, a lungo termine, per sviluppare l’economia europea dell’idrogeno utilizzando l’ammoniaca verde fornita dall’industria dei fertilizzanti’ (Jacob Hansen, Fertilizers Europe, direttore generale). (5)

TINA (There Is No Alternative)

I prezzi dell’ammoniaca, benché volatili, sono aumentati del 15% nel terzo trimestre e potrebbero salire ancora, dato che i prezzi record del gas in Europa riducono la produzione e spingono i produttori di ammoniaca a rivolgersi al mercato globale alla ricerca di forniture sostitutive per far funzionare gli impianti di ammodernamento, con l’inverno ancora dietro l’angolo’ (Alexis Maxwell, Green Market, Bloomberg Intelligence). (6)

I produttori di fertilizzanti e urea devono fare altresì i conti con le sanzioni degli Stati Uniti e dell’Unione Europea sulle vendite di cloruro di potassio dalla Bielorussia. Il commercio di materie prime russe ha risentito dell’autosanzione di molti spedizionieri, banche e assicurazioni, oltreché delle difficoltà nel gestire le esportazioni dalla Russia, grande fornitore di tutti i principali tipi di sostanze nutritive per le colture.

Fermo impianti e disoccupazione

Le industrie dei fertilizzanti azotati e l’urea iniziano così a chiudere, o a tagliare le produzioni. L’1.9.22 chiude lo stabilimento di Achema in Lituania, 1200 occupati. Stesso destino per l’industria di fertilizzanti azotati di Anwil, in Polonia, sussidiaria della società statale del petrolio e del gas di Orlen.

La più grande industria di fertilizzanti del pianeta, Yara International ASA in Norvegia, ha a sua volta annunciato un taglio del 50% alla produzione di urea e fertilizzanti azotati. Così pure CF Industries, sempre in Norvegia, e vari impianti del gruppo Borealis AG. ‘For economic reasons’, la disoccupazione.

Fertilizzanti e urea, scenario globale

We are extremely concerned that as prices of natural gas keep increasing, more plants in Europe will be forced to close.

“This will switch the EU from being a key exporter to an importer, putting more pressure on fertilizer prices and consequently affecting the next planting season’ (Maximo Torero, chief economist, FAO). (6)

L’Europa affonda da sola, in questa proxy war suicida, con un costo del gas naturale 8-10 volte più alto rispetto agli Stati Uniti e ancora di più rispetto ad altri hub dell’industria dei fertilizzanti. Le quotazioni in borsa dei colossi USA Mosaic e CF Industries frattanto registrano rialzi da record, rispettivamente +16% e +15% sulla settimana precedente nell’indice S&P 500 al 26.8.22.

Impatto sulla filiera agroalimentare in UE

Fertilizers Europe avverte che la crisi energetica si sta ripercuotendo su molti settori e potrebbe avere un grave impatto sull’intera filiera agroalimentare in UE. I sistemi agroalimentari potranno trarre sicuro beneficio da una transizione ecologica in grado di ridurre la dipendenza da fertilizzanti di sintesi e pesticidi, come infatti suggerito il 18.3.22 dai 408 scienziati che hanno pubblicato un appello alle istituzioni UE, sotto l’egida del Potsdam Institute for Climate Impact Research. (7)

La transizione verso l’agroecologia non può però realizzarsi da un momento all’altro, poiché essa richiedere un adattamento alle singole filiere e alle condizioni di agricoltura e allevamento. La ricerca cofinanziata deve procedere a ritmo svelto per aumentare l’impiego di fertilizzanti derivati da fonti organiche di nutrienti (es. fanghi di depurazione e stallatico trasformato, carbone biochar, frass, biostimolanti, micorrize). Ma è già tardi per correre ai ripari.

Conclusioni provvisorie

Nel 2011 Jim O’Neill, allora presidente di Goldman Sachs asset management, nonché ideatore dell’acronimo BRICs, annunciava il sopraggiungere al loro fianco dei Next Eleven, quali protagonisti della crescita economica di lì al 2030. (8) ‘Per gli Stati dell’Occidente gravati dai debiti’– così concludeva Jim O’Neill nel profetico libro ‘The Growth Map’ (9) – ‘l’esportazione di merci nei mercati in crescita è il futuro’.

Peccato che i governi dei ‘competenti’ (cit. Giuseppe Masala), in UE e nei suoi Stati membri – anziché cogliere le opportunità del multilateralismo, in una prospettiva di pace e collaborazione per lo sviluppo di economia e società globale – abbiano deciso di privilegiare gli interessi delle industrie di difesa e armamenti. E le bilance commerciali del Vecchio Continente cadono a picco, di pari passo con le loro diplomazie.

Dario Dongo

Note

(1) Dario Dongo. Gas ed energia elettrica, una crisi annunciata. GIFT (Great Italian Food Trade). 20.3.22

(2) Marta Strinati. Aumento dei prezzi e crisi alimentare in tempo di guerra. Retroscena nel rapporto iPES FOODGIFT (Great Italian Food Trade), 10.5.22

(3) Vincenzo Genovese, Jorge Liboleiro. Come funziona il TTF, il mercato del gas di Amsterdam. Euronews. 31.8.22

(4) Dutch TTF Gas Futures. ICE Endex

(5) Europe’s fertilizer industry victim of EU’s energy chaos. Fertilizers Europe. 26.8.22

(6) Samuel Gebre, Elizabeth Elkin. Europe’s Deepening Fertilizer Crunch Threatens Food Crisis. Yahoo Australia. 26.8.22

(7) Dario Dongo. Da Farm to Fork a Farm to War, l’appello della scienza per una strategia alimentare resilienteGIFT (Great Italian Food Trade). 22.3.22

(8) BRICs (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) e N 11 (Bangladesh, Corea del Sud, Egitto, Filippine, Indonesia, Iran, Messico, Nigeria, Pakistan, Turchia, Vietnam)

(9) Dario Dongo. Il Libro “The Growth Map”. GIFT (Great Italian Food Trade). 24.9.14

Dario Dongo
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Dario Dongo, lawyer and journalist, PhD in international food law, founder of WIISE (FARE - GIFT - Food Times) and Égalité.