Il diritto universale all’acqua rimane solo uno slogan, il cui proclama non basta a dissetare né a garantire l’igiene di base ad alcuni miliardi, sì miliardi, di persone. (1) I rapporti Unicef-OMS 18.6.19 e Unesco, 22.3.19, sotto la lente degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. I fatidici SDGs in Agenda ONU 2030, anni luce lontani dalla crisi sociale ed ecologica in corso.
Acqua e igiene, disuguaglianze planetarie
‘Nessuno sia lasciato indietro’ è uno dei mantra che ispirano gli SDGs (Sustainable Development Goals) adottati dall’Assemblea Generale ONU in vista del 2030. Soprattutto per quanto attiene all’eradicazione della povertà estrema e alla garanzia dei diritti universali al cibo, nutriente e sicuro. Nonché all’acqua. Ma i numeri, come sempre, non tornano. E l’acqua non deve essere solo accessibile. Deve anche essere pulita, sicura, vicina.
‘Progress on drinking water’, 18.6.19. Il rapporto di Unicef e OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) – sulle disuguaglianze nell’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari – mostra come il 32% degli abitanti del pianeta (2,2 miliardi) non abbia accesso ad acqua potabile sicura e il 60% degli individui (4,2 miliardi) non possa accedere a servizi igienici sicuri.
3 miliardi di persone non hanno gli strumenti basilari che servono al più semplice ma essenziale gesto d’igiene, lavare le mani con acqua e sapone. Ciò vale per i tre quarti delle popolazioni dei Paesi meno sviluppati. E ogni anno 297 mila bambini sotto i 5 anni muoiono a causa di diarrea legata a carenze idriche e igieniche. Sono 19 i Paesi ove oltre la metà della popolazione non si può lavare a casa le mani, con le situazioni più critiche in Liberia (97%), Lesotho (95%), Guinea Bissau (89%), Rwanda (86%), Repubblica Democratica del Congo e Camerun (84%). Lo studio di Unicef e OMS su acqua e igiene analizza i lenti progressi verso l’accesso universale all’acqua e ai servizi igienico-sanitari. Alcuni passi avanti sono stati fatti, ma non bastano a colmare le profonde disuguaglianze in atto.
Sul versante dell’acqua, dal 2000 a oggi 1,8 miliardi di persone hanno ottenuto accesso a servizi idrici di base, con gravi disuguaglianze però su accesso e qualità dei servizi. ‘Si stima che 1 abitante del pianeta su 10 – 785 milioni in tutto – non abbia ancora un accesso sicuro all’acqua, inclusi quei 144 milioni di persone che per bere attingono l’acqua da bacini non controllati’, si legge nel rapporto. L’80% delle persone prive di accesso all’acqua potabile vive in aree rurali. Ed è grande il gap fra ricchi e poveri, con una copertura dei servizi idrici che arriva a essere doppia fra i benestanti.
‘Il solo accesso non è sufficiente. Se l’acqua non è pulita, non è sicura da bere o è troppo distante, e se l’accesso a un gabinetto non è in sicurezza o è limitato, non stiamo ottenendo risultati utili per i bambini nel mondo. I bambini e le famiglie delle comunità povere e rurali sono quelli maggiormente a rischio di essere lasciati indietro. I governi devono investire nelle loro comunità, se vogliamo colmare i divari economici e geografici e garantire questo fondamentale diritto umano’. (Kelly Ann Naylor, Direttore associato UNICEF per i programmi di Acqua e Igiene)
Quanto ai servizi igienici, dal 2000 a oggi 2,1 miliardi di persone avrebbero per la prima volta avuto accesso ai presidi di base. Ancora una volta, ça va sans dir, con gravi disuguaglianze. Circa 2 miliardi di persone sono prive di un bagno e il 70% di queste vivono in aree rurali, soprattutto nei Paesi più poveri in assoluto.
‘Gli Stati devono raddoppiare i loro sforzi sul fronte dei servizi igienici o non raggiungeremo l’accesso universale entro il 2030 – ha commentato – Se i governi falliranno nell’incrementare gli sforzi per i servizi idrici e igienici, continueremo a convivere con malattie che avremmo dovuto consegnare da tempo ai libri di storia. Infezioni come diarrea, colera, tifo, epatite A e malattie tropicali trascurate come tracoma, parassitosi intestinale e schistosomiasi’. (Maria Neira, Direttore del Dipartimento per la Salute Pubblica e i Fattori Ambientali e Sociali della Salute, OMS)
Acqua, diritto umano negato
L’Agenda ONU 2030 impegna gli Stati a ridurre le disuguaglianze a non lasciare indietro nessuno. Ma le vittime del mancato accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari si contano a miliardi e questo diritto umano fondamentale – sebbene espressamente riconosciuto nel 2010 – continua a venire negato. Così mostra il rapporto Unesco sullo sviluppo idrico globale ‘Nessuno sia lasciato indietro’ (3), pubblicato in occasione della Giornata mondiale dell’acqua del 22.3.19.
La pressione sulle risorse idriche del pianeta continua a crescere, e proseguirà ritmi simili fino al 2050. A causa di aumento demografico, sviluppo socio-economico e cambiamento dei consumi. Oltre alla crisi ecologica, che a sua volte incide su scarsità d’acqua e stress idrico. E le disuguaglianze si accentuano a danno degli ultimi, gli emarginati o discriminati per i motivi più diversi. Status sociale ed economico ma anche genere, età, identità etnica o religiosa. Chi sono gli esclusi?
‘In numerose regioni del mondo donne e bambine sono costantemente oggetto di discriminazione e diseguaglianze nell’accedere ai propri diritti umani all’acqua potabile e a servizi igienico-sanitari sicuri. Le minoranze – etniche e altre – tra cui popolazioni indigene, migranti e rifugiati e persone con ascendenze specifiche (ad esempio caste) sono spesso oggetto di discriminazione e lo stesso vale per le minoranze religiose e linguistiche. La disabilità, l’età e le condizioni di salute possono anch’esse costituire causa di discriminazione. In effetti le persone con disabilità fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali costituiscono una percentuale preponderante di coloro che sono impossibilitati ad accedere ad acqua potabile e servizi igienico-sanitari sicuri. Anche le differenze relative a proprietà, possedimenti, residenza e stato economico e sociale possono essere causa di discriminazione’. (4)
‘Discriminazione, esclusione, emarginazione, asimmetrie di potere profondamente radicate e diseguaglianze materiali sono alcuni dei principali ostacoli che impediscono il rispetto dei diritti umani all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari sicuri per tutti, realizzando così gli obiettivi relativi all’acqua inclusi nell’Agenda 2030’. (4)
Se non si interviene al più presto con misure concrete e idonee a ridurre le disuguaglianze, si rischia una pericolosa escalation di migrazioni e guerre, anche ‘solo’ per l’acqua. Milioni di persone in fuga dalla siccità, fomentata da cambiamenti climatici e desertificazione. Servono fatti, non parole.
#Égalité!
Sabrina Bergamini e Dario Dongo
Note
1. V. precedente articolo ‘Diritto universale all’acqua, un miraggio agli sgoccioli’,
2. ‘Progress on Household Drinking Water, Sanitation and Hygiene 2000-2017 – Focus on Inequalities’
https://www.unicef.it/Allegati/UNICEF-OMS-Water_Report_2019.pdf
3. World Water Development Report 2019, ‘Leaving No One Behind’
https://en.unesco.org/themes/water-security/wwap/wwdr/2019
4. ONU, rapporto mondiale sullo sviluppo delle risorse idriche 2019, ‘Nessuno sia lasciato indietro’, sintesi su
https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000367303_ita