Sicurezza alimentare, anno 2018. Il più ampio richiamo di prodotti alimentari a rischio è divampato in USA e Canada, sotto tombale silenzio. Il caso McCain merita alcune riflessioni.
McCain, l’untore innominato
McCain, prospera multinazionale con sede in Ontario (Canada), ha messo in crisi con le sue verdure surgelate diversi settori della filiera alimentare in Nord America. Industrie di seconda trasformazione, confezionatori, retail e food service. Tutti caduti come stupidi birilli in un bowling di periferia, nel gelido autunno.
All’origine del guaio gli storici nemici degli impianti di surgelazione più trasandati, listeria e salmonella. (2) La cui assenza di controlli ha portato al richiamo di tutto quanto è avanzato dall’intera produzione di quasi tre anni (dal gennaio 2016 all’ottobre 2018!) dello stabilimento McCain di Colton in California (USA).
111 milioni di euro il valore complessivo dei prodotti oggetto di richiamo, secondo stime prudenziali. (2) 146 diversi tipi di alimenti, realizzati da decine di operatori – in nome e per conto di colossi del calibro di Whole Foods a Wal Mart, Safeway – con le verdure contaminate e distribuite in ogni dove. Numeri da ecatombe, che collocano questo richiamo al primo posto nella classifica globale 2018. (3)
Milioni di referenze sono state investite dal richiamo in USA e Canada. Piatti pronti a base di ‘pasta’ (se così si può chiamare la sbobba Italian sounding d’oltreoceano, sic!) e cereali, insalate pronte e sandwich imbottiti di microrganismi patogeni. Senza che nessuno dei giganti coinvolti abbia eseguito alcun campionamento e analisi, nel doveroso esercizio dell’autocontrollo. Nell’inarrestabile sonno delle pubbliche autorità.
Effetto domino. Tutti giù per terra
La sicurezza alimentare è un prerequisito indispensabile all’immissione in commercio di ogni tipo di alimento e bevanda. Le basilari regole a suo presidio sono state condivise 40 anni or sono da tutti i Paesi aderenti a FAO e OMS, presso l’apposita Commissione Codex Alimentarius. Laddove si sono poste le fondamenta di Food Hygiene, Good Manufacturing Practices (GMP) e HACCP. (4)
L’autocontrollo è la pietra angolare di ogni sistema a garanzia della food safety e deve venire applicato da tutti gli operatori della filiera agroalimentare, from farm to fork, nessuno escluso. Viene perciò effettivamente preteso, in Europa almeno, da parte degli OSA (operatori del settore alimentare), dei distributori e dei pubblici esercenti.
Al di là dell’Atlantico la realtà è diversa, in tutta evidenza. E non è chi scrive a teorizzare ciò, ma i dati offerti dall’agenzia governativa a stelle e strisce a confermarlo. Il Center for Disease Control and Prevention (CDC) rivela infatti che ogni anno 1 abitante su 6, negli USA, è colpito da una tossinfezione alimentare. Un colpo nel tamburo, roulette russa, tutti giù per terra. (5)
‘CDC estimates 48 million people get sick, 128,000 are hospitalized, and 3,000 die from foodborne diseases each year in the United States.’
Effetto domino. Il caso McCain, nel corroborare l’infame statistica di cui sopra, dimostra come l’irresponsabilità diffusa degli operatori e delle autorità di controllo, in un sistema privo di idonei presidi, possa causare gravi problemi di salute pubblica. Con l’ulteriore beffa del silenzio sul nome del gigantesco untore che ha causato il guaio.
‘È la globalizzazione, bellezza!’
‘È la globalizzazione, bellezza?’ No grazie, non a casa nostra, porteremo gli spaghetti veri da casa, nel prossimo viaggio da quelle parti. C’è ancora chi crede che il CETA sia stato un grande affare per l’Europa.
I buffoni di corte, a Roma e Bruxelles, dicono che va tutto bene. Che il sistema a garanzia della sicurezza alimentare, di là dell’Atlantico, è comparabile al nostro. Chiudono gli occhi, per ovvia convenienza, sulle lenticchie al glifosate e altre criticità. (6) E rilanciano accordi liberisti senza precauzioni. Ma le menzogne vengono a galla, non ci si può fidare.
I ConsumAttori europei hanno a maggior ragione il sacrosanto diritto di conoscere l’origine dei prodotti e la provenienza delle loro materie prime, in etichetta e sui menù. Liberi di scegliere ma a region veduta. #EatORIGINal! Unmask your food!
Dario Dongo
Note
(1) Su salmonella e multi-antibioticoresistenza (MDR, Multiple Drug Resistance), si veda il precedente articolo https://www.greatitalianfoodtrade.it/salute/salmonella-e-antibiotico-resistenza
(2) Per approfondimenti sulla gravità ed estensione della crisi di sicurezza alimentare descritta, v. https://newfoodeconomy.org/mccain-foods-salmonella-listeria-recall-2018/?utm_source=New+Food+Economy+Subscribers&utm_campaign=c78bb41598-EMAIL_CAMPAIGN_2019_01_03_06_11&utm_medium=email&utm_term=0_75a28a0eaf-c78bb41598-511536425
(3) McCain ha così superato il primo produttore al mondo di carni, JBS. Il quale, a fine 2018, ha richiamato 5.443 ton di carni derivate da 13mila bovini del suo impianto di Tolleson (Arizona, USA). A causa di una contaminazione da salmonella che ha procurato 246 tossinfezioni accertate in 24 Stati USA
(4) Cfr. Codex Alimentarius Commission on Food Hygiene, documenti:
– General principles of food hygiene (CAC/RCP 1-1969), http://www.fao.org/input/download/standards/23/CXP_001e.pdf
– Hazard Analysis and Critical Control Point (HACCP) system and guidelines for its application (CAC/RCP 1-1969 Rev. 3-1997), http://www.fao.org/docrep/005/y1579e/y1579e03.htm
(5) Cfr. CDC, Estimate of foodborne illness in the United States, https://www.cdc.gov/foodborneburden/estimates-overview.html
(6) Si è pure taciuto, al di fuori del nostro sito, su Italian sounding, contraffazioni del Made in Italy e sue legittimazioni ad opera della Commissione europea, col benestare di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, Maurizio Martina e Carlo Calenda. Si vedano gli articoli https://www.greatitalianfoodtrade.it/idee/ceta-italian-sounding-e-contraffazione, https://www.greatitalianfoodtrade.it/idee/ceta-il-made-in-italy-tradito
Dario Dongo, lawyer and journalist, PhD in international food law, founder of WIISE (FARE - GIFT - Food Times) and Égalité.