Cannucce in plastica e microplastiche nel cervello

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cannucce di plastica microplastiche nel cervello

Le cannucce tornano alla ribalta, con il proclama #backtoplastic di Donald Trump, proprio quando l’Università del New Mexico rileva nel cervello umano quantità di microplastiche pari al contenuto di un cucchiaio da tavola.

1) Plastiche e microplastiche

L’impiego seriale di materiali plastici in applicazioni monouso – dai bicchieri, le cannucce e gli imballaggi (alimentari e non) ai pesticidi – contribuisce in misura sostanziale all’inquinamento globale di acqua, aria e suolo da microplastiche e nanoplastiche. Le quali, come si è visto (Li Y. et al., 2024), sono in grado di:

– penetrare ogni tessuto dell’organismo umano e raggiungere il nucleo delle cellule che ne racchiude il materiale genetico;

– causare gravi patologie, dalle malattie cardiovascolari ai tumori, ai danni ai sistemi nervoso e riproduttivo;

– danneggiare il DNA degli esseri umani, così da esporre le generazioni future a quelle stesse malattie altrimenti non trasmissibili.

2) Materiali a contatto con gli alimenti

I materiali e gli oggetti a contatto con gli alimenti realizzati con plastiche derivate da idrocarburi – oltre a contribuire in misura sostanziale all’inquinamento da microplastiche e nanoplastiche – rilasciano tali particelle (e le sostanze chimiche tossiche in essi contenute, i.e. PFAS, BPA e ftalati) negli stessi cibi e bevande. Come è stato da ultimo dimostrato, tra l’altro:

– nell’acqua contenuta in bottiglie di plastica (Qian, Gao et al., 2024);

– nel tè preparato con bustine di materiali plastici (Banaei et al., 2024).

Gli imballaggi alimentari e le stoviglie in materiali plastici costituiscono perciò fonti di esposizione diretta – per via alimentare – alle microplastiche e nanoplastiche che contribuiscono alla #plasticdiet, degli esseri umani. Il consumo medio di microplastiche, secondo studi condotti alcuni anni fa in Canada (Cox et al., 2019) e Australia (Senathirajah et al., 2019), è di circa 5 g /settimana.

3) Legislazioni deboli e promesse

Il legislatore europeo ha introdotto alcune restrizioni e divieti all’uso della plastica negli oggetti monouso, a partire dal 2022, con la Single-Use Plastics Directive 2019/904/EC (SUPs). La quale non considera le plastiche monouso impiegate negli agrofarmaci e concede in ogni caso una vergognosa deroga a favore degli oggetti in plastica monouso più diffusi in assoluto, i bicchieri in plastica.

L’amministrazione USA – sotto la presidenza di Joe Biden, a cui si devono le ben peggiori fonti di inquinamento da materiale radioattivo e mortalità prematura nelle munizioni e le bombe a grappolo inviate all’Ucraina – aveva a sua volta promesso, a novembre 2024, di adottare restrizioni su alcuni oggetti in plastica monouso. Da applicarsi a decorrere dal 2027, sulla falsariga delle norme del Vecchio Continente.

4) Cannucce, #backtoplastic?

Il 28 agosto 2024 il colosso Kraft-Heinz, attraverso la sua industria di bevande diabetogene Capri-Sun, ha sponsorizzato una petizione su Change.org per rivendicare l’importanza delle cannucce in plastica. Un’operazione di ‘lobbying’ (mascherata da ‘grassroots advocacy’), volta a ottenere la rimozione del divieto introdotto nelle direttiva SUPs.

Il 7 febbraio 2025 il presidente USA Donald Trump ha a sua volta rivendicato la necessità di preservare le cannucce in plastica poiché quelle in cartoncino, a suo dire, si scioglierebbero durante l’uso.
La produzione di cartoncino in USA è tanto scadente? Ed è proprio necessario succhiare i liquidi con la cannuccia?

L’industria della plastica si avventura così in una battaglia di retroguardia, per rivendicare il ‘business as usual’ sui più futili oggetti monouso. Anziché scommettere sull’innovazione di materiali ecologici, compostabili e riutilizzabili, a maggior valore aggiunto.

5) Microplastiche nel cervello, lo studio

Il 3 febbraio 2025, combinazione, Nature Medicine ha pubblicato uno studio dell’Università del New Mexico (Nihart et al., 2025) ove si rileva la presenza di microplastiche e nanoplastiche (MNPs) nel cervello umano in concentrazioni molto più elevate rispetto ad altri organi (e.g. fegato, reni). (2) La dimensione delle particelle è oltretutto molto inferiore a quanto si pensasse in precedenza: nella scala dei nanometri, circa due o tre volte la dimensione dei virus.

L’accumulo nel cervello delle MNPs è oltretutto aumentato in misura del 50% solo negli ultimi otto anni, mettendo a confronto le analisi sui tessuti cerebrali più vecchi (2016) – donati dall’Ufficio dell’investigatore medico del New Mexico, che per legge deve conservare i tessuti delle autopsie per sette anni – con quelli più recenti (2024). ‘Il tasso di accumulo rispecchia la crescente quantità di rifiuti plastici sul pianeta’, secondo il tossicologo Matthew Campen che ha coordinato la ricerca. (3)

6) Nanoplastiche e demenza

Il tessuto cerebrale delle persone a cui era stata diagnosticata la demenza presentava una quantità di plastica nel cervello fino a 10 volte superiore a quella di tutti gli altri, ha altresì evidenziato il professor Campen. ‘Abbiamo iniziato a pensare che forse queste plastiche ostruiscono il flusso sanguigno nei capillari’.

È possibile che questi nanomateriali interferiscano con le connessioni tra gli assoni nel cervello’. Tuttavia, sebbene vi sia una chiara correlazione, il disegno dello studio non è in grado di dimostrare se i livelli più elevati di plastica nel cervello siano la causa dei sintomi della demenza. Né se sia la composizione chimica o la forma fisica (a schegge) delle particelle ad avere prodotto le lesioni.

7) Conclusioni provvisorie

La produzione di plastica da idrocarburi continua ad aumentare, con una crescita media annuale della domanda pari al +4% (Zheng et al., 2019) e un impatto determinante sulla salute pubblica a livello globale. E se anche venisse interrotta domani, sarebbe una bomba a orologeria, spiega il professor Campen. I polimeri già immessi nell’ambiente infatti impiegano decenni per decadere in particelle microscopiche, e le concentrazioni di MNPs (nell’ambiente e gli organismi umani) continueranno a crescere per gli anni a venire.

Il tasso di riciclaggio della plastica a livello mondiale è stimato intorno al 9%, il 5% in USA e il 30% circa in Europa. In assoluto il più basso rispetto agli altri materiali oggetto di riciclo (e.g. vetro, carta, metalli). E la maggior parte dei rifiuti in plastica finisce in discarica (49%), nell’inceneritore (19%) e in buona parte dispersa nell’ambiente (22%. Dati OECD, 2023). Big Food ha un ruolo protagonista e disattento (Phelan et al., 2022), nell’utilizzo sistemico di imballaggi in questi materiali e la promozione di modelli di consumo usa-e-getta.

8) America first?

Un consiglio non richiesto a Donald Trump, cambi piuttosto il nome allo Stato del New Mexico in New America, e introduca il divieto a bicchieri e cannucce in plastica. Affinché gli Stati Uniti siano i primi a promuovere l’attenzione verso l’inquinamento da microplastiche e lo sviluppo di materiali e modelli di consumo alternativi. Bioplastiche da canapa, cotone e lana nei tessuti. Oltre all’introduzione di un Deposit Return Scheme (DRS), che ha già mostrato ottimi risultati – almeno per gli imballaggi alimentari – in diversi Paesi UE.

#backtoearth, #egalite

Dario Dongo

Credit cover: Neil Davies. Trump caricature. Behance. November 29, 2016 

Note

(1) James Paul. ‘Back To Plastic Straws’ Elon Musk Backs Donald Trump’s Paper Straw Ban; Internet Says Go Live In Mars. Mashable. February 9, 2025 https://tinyurl.com/y6845xte

(2) Nihart, A.J., Garcia, M.A., El Hayek, E. et al. (2025) Bioaccumulation of microplastics in decedent human brains. Nature Medicine https://doi.org/10.1038/s41591-024-03453-1

(3) Michael Headerle. UNM Researchers Find Alarmingly High Levels of Microplastics in Human Brains – and Concentrations are Growing Over Time. University of New Mexico. February 3, 2025 https://tinyurl.com/43swc3u8

Dario Dongo
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Dario Dongo, lawyer and journalist, PhD in international food law, founder of WIISE (FARE - GIFT - Food Times) and Égalité.