La protesta degli agricoltori dilaga anche in Francia, dopo le mobilitazioni in Germania, Polonia e Romania (1,2). Trattori e balle di fieno hanno bloccato l’autostrada A26 e altre strade nazionali, dagli Alti Pirenei all’Occitania, tra sabato 20 e domenica 21 gennaio 2024. E la riunione di sabato sera con il prefetto di Tolosa, come prevedibile, non è bastata a calmare gli animi.
In attesa dell’incontro annunciato per la sera di lunedì 22 gennaio tra il nuovo premier Gabriel Attal, il presidente di FNSEA (Fédération Nationale des Syndicats d’Exploitants Agricoles) e il sindacato alleato dei Jeunes agriculteurs, si richiama la lucida posizione della Confédération paysanne. I conti non potranno mai tornare senza stabilire e applicare il divieto delle vendite sottocosto.
1) Protesta degli agricoltori in Francia, un malessere profondo
La portavoce della Confédération paysanne Florence Marandola, intervistata da RTL, ha riferito precisamente a ‘crisi di reddito per gli agricoltori’, ‘prezzi non in linea con i costi’ e remunerazione del lavoro ‘chiaramente inadeguata’. (3)
‘Come possiamo affrontare il futuro? Come potremo garantire il passaggio generazionale nelle nostre aziende agricole?’
‘Viviamo un malessere molto profondo’, che rappresenta ‘il risultato di una serie di politiche e decisioni’, tra cui quella di ‘consegnare l’agricoltura a meccanismi di libero scambio che ci mettono l’uno contro l’altro, anche se abbiamo territori e modi di produrre diversi’.
2) Basta! alle vendite sottocosto
Confédération paysanne afferma che il prezzo di vendita dei prodotti deve coprire ‘tutti i costi di produzione. In alcuni casi, questi costi sono aumentati notevolmente a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia e del carburante. (4) Vogliamo gettare le basi per un sistema economico diverso se vogliamo che gli agricoltori rimangano in Francia e in Europa, anziché delocalizzare il nostro cibo’.
Le vendite sottocosto sono il primo, vero problema da affrontare. Per gli agricoltori e anche le industrie di trasformazione da cui dipende la produzione agroalimentare, in Francia come in Italia e negli altri Paesi UE. Le ragioni sono semplici:
– le regole del libero mercato stabilite nel Trattato e nell’accordo WTO non consentono di tutelare agricoltori e imprese rispetto all’aumento dei costi di produzione (i.e. input agricoli, materie prime, energia),
– gli aiuti di Stato possono coprire alcuni costi (entro determinati limiti di spesa e di tempo), ma non certo riflettere in tempo reale gli andamenti di listini e tariffe, ai quali comunque si aggiungono altri costi d’impresa,
– la sola garanzia di sopravvivenza delle aziende agricole e di trasformazione agroalimentare, a prescindere dal contesto, è il divieto di compravendita delle loro derrate a prezzi inferiori ai loro costi complessivi.
3) Vendite sottocosto, le regole che mancano
Unfair Trading Practices Directive (EU) 2019/633 – nell’introdurre alcune tutele a favore della filiera produttiva agroalimentare, come si è visto (5,6) – non ha tuttavia vietato le vendite sottocosto. Le quali si confermano minacciare la sopravvivenza delle aziende agricole anche in Francia, sebbene la UTPs Directive sia stata implementata a Parigi ben meglio che a Roma e in altre capitali. (7)
3.1) Francia, loi EGalim
Loi EGalim ha introdotto in Francia appositi criteri, non previsti dalla direttiva UTPs, per promuovere la trasparenza ed equità nella formazione dei prezzi delle derrate agroalimentari:
– indicatori dei prezzi. Le organizzazioni interprofessionali dovrebbero elaborare e aggiornare i prezzi di riferimento, sulla base di costi di produzione, andamenti dei prezzi sui mercati di riferimento, specifiche dei prodotti (qualità, quantità, composizione, origine) e di filiera (tracciabilità, rispetto dei disciplinari);
– evidenza dei prezzi agricoli sui contratti. Tutti i contratti di vendita, anche nelle fasi successive alla prima transazione tra gli agricoltori e i loro clienti, dovrebbero riportare gli indicatori dei prezzi utilizzati per determinare il prezzo corrisposto agli agricoltori stessi;
– trasparenza sulla formazione dei prezzi. L’Observatoire de la formation des prix et des marges, ente costituito presso il ministero dell’Alimentazione e del Consumo, dovrebbe garantire la trasparenza sulla formazione dei prezzi nel settore agroalimentare e vigilare sulla corretta applicazione degli indicatori. (7)
3.2) Loi EGalim, UTPs Directive, cosa manca?
La trasparenza non basta, se a essa non corrisponde l’equa remunerazione degli agricoltori e delle imprese di trasformazione agroalimentare. Le regole, in Francia e in Unione Europea, dovrebbero perciò venire riformate ad avviso di chi scrive nei seguenti termini:
– divieto assoluto e inderogabile. Le vendite sottocosto di derrate agroalimentari devono venire inserite dell nella ‘blacklist’ delle pratiche commerciali sempre vietate in ogni fase della filiera, a prescindere dalla natura degli scambi (ivi inclusi perciò i conferimenti da parte di soci di cooperative nonché le vendite in ambito di organizzazioni dei produttori);
– costi oggettivi. I costi oggettivi di produzione devono venire aggiornati in tempo reale, con l’ausilio della tecnologia applicata ai sistemi aziendali da cui estrarre dati statistici coerenti;
– borse merci telematiche dovrebbero fornire riscontro alle rilevazioni dei costi oggettivi e criteri per valutare la distribuzione della catena del valore nelle filiere agroalimentari; (8)
– fatturazione elettronica. Le fatture elettroniche dovrebbero riportare i dati esatti delle transazioni (quantità e qualità, composizione e origine delle merci, certificazioni) ed evidenza dei prezzi rispetto a costi oggettivi e quotazioni di borsa merci;
– controlli e sanzioni. Controlli sistematici sulle fatture, con ausilio tecnologico, verifiche ispettive basate sull’analisi del rischio, sanzioni proporzionate al fatturato degli acquirenti;
– trasparenza in etichetta. I consumatori devono venire messi in grado di conoscere il prezzo riconosciuto agli agricoltori e le imprese di trasformazione, attraverso QR-code apposti in etichetta. (9)
4) Politiche agricole e accordi di libero scambio
‘Dobbiamo rivedere la politica agricola e le sue regole economiche’, ha affermato la portavoce di Confédération paysanne a RTL. (3) ‘Non abbiamo bisogno di discorsi, ma di azioni molto concrete e coraggiose. Chiediamo al governo di dare un segnale forte, fermando l’accordo tra l’UE e il Mercosur e tornando indietro sugli accordi di libero scambio’, per fornire ‘una forma di protezione per gli agricoltori francesi’.
La Politica Agricola Comune, si ricorda, ha dovuto escludere gli ‘aiuti accoppiati’ alla produzione – vale a dire, i contributi diretti agli agricoltori, proporzionati alle loro effettive produzioni – poiché incompatibili con l’accordo WTO. In U.S.A. però vige tuttora il ‘Farm bill’ che sostiene gli investimenti e il reddito degli agricoltori attivi. (10) Come potrebbe accadere in Unione Europea, se ve ne fosse la volontà.
È difficile intervenire su accordi europei di libero scambio già conclusi come quello con i Paesi Mercosur che proprio Emmanuel Macron, nel 2019, aveva indicato come un ‘buon accordo’. (11) Si può invece pretendere:
– l’effettiva applicazione del Deforestation Regulation (EU) No 2023/1115, per porre fine al dumping socio-ambientale; (12)
– l’introduzione di garanzie sulla sicurezza alimentare e la rintracciabilità delle merci importate dall’Ucraina; (13)
– un regolamento UE ove definire i fabbisogni medi annuali di derrate agroalimentari, sulle cui basi definire contingenti tariffari per gli accordi di libero scambio che seguiranno, incluso quello di cui sopra.
Dario Dongo
Note
(1) Dario Dongo. Germania, la grande protesta degli agricoltori. Ecco perché. GIFT (Great Italian Food Trade). 11.1.24
(2) Dario Dongo. Agricoltori europei, la questione ucraina a Bruxelles. GIFT (Great Italian Food Trade). 16.1.24
(3) Damien Reloulet. INVITÉE RTL – “Le malaise est très profond” : Laurence Marandola revient sur la détresse des agriculteurs. RTL. 21.1.24 http://tinyurl.com/3752sv8m
(4) L’Antitrust in UK ha registrato anche l’aumento fino a 3,5 volte dei fertilizzanti azotati, tra il 2020 e il 2022. Si veda il precedente articolo di Dario Dongo. Greedflation e shrinkflation, indagine in UK. GIFT (Great Italian Food Trade). 18.1.24
(5) Dario Dongo. Pratiche commerciali sleali, è direttiva. GIFT (Great Italian Food Trade). 20.12.18
(6) Dario Dongo. Pratiche commerciali sleali, la direttiva UE 2019/633. GIFT (Great Italian Food Trade). 4.5.19
(7) Dario Dongo, Giulia Orsi. Pratiche commerciali sleali, la lezione di Parigi a Coldiretti e Confindustria. GIFT (Great Italian Food Trade). 9.5.21
(8) Dario Dongo. Una borsa merci telematica per favorire trasparenza ed equità nella filiera alimentare. GIFT (Great Italian Food Trade). 8.3.21
(9) In alternativa, gli operatori possono indicare in etichetta il prezzo minimo riconosciuto agli agricoltori e le industrie alimentari, come già avviene sui prodotti ‘C’est qui le patron?! La marque du consommateur’. Si veda il precedente articolo di Dario Dongo. Chi è il padrone, la marca del consumatore ora in Italia. L’ABC. GIFT (Great Italian Food Trade). 28.12.18
(10) What is the farm bill, and how does it matter for the Federal budget? Peter G. Peterson Foundation. 17.11.23 http://tinyurl.com/4vpuh965
(11) Si veda l’ultimo paragrafo del precedente articolo di Dario Dongo, Giulia Torre. UE – Mercosur, accordo tossico sul commercio. GIFT (Great Italian Food Trade). 14.7.19
(12) Dario Dongo. Deforestation Regulation. Al via la due diligence sulle materie prime critiche. GIFT (Great Italian Food Trade). 29.7.23
(13) Si veda il paragrafo 4.1 al precedente articolo citato in nota 2
Dario Dongo, lawyer and journalist, PhD in international food law, founder of WIISE (FARE - GIFT - Food Times) and Égalité.